L. GALANTE
Siamo
nell'oggi con le immagini del tarantino Giovanni Lacatena, nelle quali
l'infanzia come tempo della vita appare la vera protagonista. In realtà
il tema proposto è la dimensione più naturalmente costitutiva della
sua condizione, la dimensione ludica. Nel suo caso essa si lega ad un
connotato si direbbe demo-antropologico, i giochi sono infatti quelli
della sua infanzia, di lui bambino del Sud. Per il modo con cui quel
tema ha preso forma, si può prestare ad una duplice interpretazione.
Può infatti essere una rievocazione nostalgica sul filo della
memoria, un rituffarsi nel passato per rivivere uno stato d'innocenza
e di spensierata condizione esistenziale, ma può essere anche la
risposta all'urgenza di un presente, nel quale quella condizione è
pesantemente minacciata, privata degli spazi fisici e culturali da una
società per nulla attenta ai bisogni dei più piccoli. La
trasposizione quasi incantata, da sogno della dimensione infantile -
tutto, oggetti, case, natura, è infatti ingigantito rispetto alla
minuta presenza dei bambini e tutto ha l'aspetto di una
rappresentazione iconograficamente ingenua, vera e irreale nello
stesso tempo - appare in realtà una celebrazione ed esaltazione della
fantasia, quella forza propria di uno stato nel quale il confine tra
realtà e finzione si dissolve, nulla in sostanza lascia intravedere
un qualche risentimento sociale. |
L. Galante |