L. GALANTE

 

Siamo nell'oggi con le immagini del tarantino Giovanni Lacatena, nelle quali l'infanzia come tempo della vita appare la vera protagonista. In realtà il tema proposto è la dimensione più naturalmente costitutiva della sua condizione, la dimensione ludica. Nel suo caso essa si lega ad un connotato si direbbe demo-antropologico, i giochi sono infatti quelli della sua infanzia, di lui bambino del Sud. Per il modo con cui quel tema ha preso forma, si può prestare ad una duplice interpretazione. Può infatti essere una rievocazione nostalgica sul filo della memoria, un rituffarsi nel passato per rivivere uno stato d'innocenza e di spensierata condizione esistenziale, ma può essere anche la risposta all'urgenza di un presente, nel quale quella condizione è pesantemente minacciata, privata degli spazi fisici e culturali da una società per nulla attenta ai bisogni dei più piccoli. La trasposizione quasi incantata, da sogno della dimensione infantile - tutto, oggetti, case, natura, è infatti ingigantito rispetto alla minuta presenza dei bambini e tutto ha l'aspetto di una rappresentazione iconograficamente ingenua, vera e irreale nello stesso tempo - appare in realtà una celebrazione ed esaltazione della fantasia, quella forza propria di uno stato nel quale il confine tra realtà e finzione si dissolve, nulla in sostanza lascia intravedere un qualche risentimento sociale.
I limiti dichiarati in apertura non consentono naturalmente di trarre qualche conclusione da questo sondaggio. Sarebbe stato utile per comprendere meglio il modo proprio di concretizzarsi di quel tema negli artisti esaminati stabilire qualche confronto, verificare ad esempio se le diversità nell'interpretazione del tema garibaldino da parte del Toma rispetto a quelle del Palazzi, Lega, Borrani o Fattori, che parteciparono anch'essi allo stesso movimento verista, un movimento che, è stato detto, ebbe carattere nazionale e democratico e per il quale "dipingere dal vero era insieme una tecnica e una filosofia" (C. Maltese), se quelle diversità autorizzano a connotare in termini storici e culturali più specifici anche il tema dell'infanzia. Così anche per il novecento un confronto con le immagini di altri artisti avrebbe potuto confermare o no la propensione degli artisti salentini a non vedere il tema dell'infanzia come problema specifico e a farlo passare nell'ambito di una visione rivolta soprattutto verso la propria interiorità, non insensibile alle contraddizioni dell'esistenza, ma appunto inserito nella problematica generale della condizione dell'uomo. Ciò sarà possibile quando si potrà avviare un approccio sistematico, in grado di verificare anche la praticabilità concettuale di indagini di questo tipo.

 

L. Galante

 

 

 

Chiudi